La storia del Malloreddus
La storia dei Malloreddus. I Malloreddus, chiamati anche gnocchi sardi, sono una pasta tipica lunga circa 2 cm a forma di conchiglia. I Malloreddus sono sempre stati il piatto tradizionale più preparato in Sardegna e ancora oggi non possono mancare durante eventi importanti in nessuna casa o ristorante sardo, durante feste e celebrazioni nei villaggi. L’origine di questa pasta tipica va ricercata nella tradizione millenaria dell’agricoltura e dell’alimentazione contadina nella regione mediterranea, basata principalmente sulla coltivazione del grano. Il termine malloreddu (plurale malloreddus) è un diminutivo della parola malloru, che in sardo campidanese (Sud e Centro della Sardegna) significa toro. Perciò Malloreddus significa “piccoli vitelli”. La produzione degli gnocchi veniva fatta manualmente a casa. Mescolando la semola di grano duro con l’acqua, si formava un impasto da cui venivano tirate strisce lunghe circa 15 cm e queste venivano tagliate a cubetti. La forma finale veniva ottenuta premendo i cubetti di impasto contro la fine di un cestino di paglia chiamato su ciuliri (setaccio), che dava loro un motivo a righe, oppure semplicemente premendoli su un tappetino di legno e risultavano lisci. Questa procedura risultava in un prodotto a forma bulbosa, che nell’immaginario dei pastori aveva la forma di piccoli vitelli. Un piatto classico della cucina sarda è il malloreddus alla campidanese. La salsiccia sarda viene tagliata a pezzetti, fritta in olio con cipolle tritate e cotta per un’ora con salsa di pomodoro. Si forma un ragù, a cui vengono aggiunte poche briciole di zafferano dieci minuti prima della fine della cottura. Gli gnocchi cotti vengono poi coperti con il sugo e il pecorino sardo.