La Medicina Popolare
Nella realtà dei pastori sardi, la medicina convenzionale con farmaci e medici non era diffusa in passato. Era riservata a poche persone a causa dei costi elevati e insostenibili per le comunità dedite all’agricoltura e all’allevamento. Le ragioni economiche non erano l’unico motivo per la limitata diffusione dei farmaci che oggi utilizziamo quotidianamente. C’erano anche motivi geografici, come la distanza dai centri medici e le connessioni spesso lunghe e poco pratiche tra questi centri. Tutti questi motivi, tuttavia, cessarono soprattutto alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando la società di pastori fu spinta dalla diffusione di servizi, industria e grandi agglomerati urbani.
La medicina moderna, tuttavia, non ha completamente soppiantato la medicina popolare in Sardegna. In realtà, questa tradizione è preservata all’interno delle famiglie, soprattutto dalle donne, che tramandano le pratiche curative di madre in figlia. Spesso sono le donne anziane a ereditare questa conoscenza, capaci di curare gravi malattie con uno sguardo attento e un ascolto profondo dell’anima e del corpo, chiamato “su sentidu”, combinato con l’uso di poche erbe e gesti saggi. Lo spirito e le voci universali guidavano la mente e la mano della guaritrice durante i suoi rituali. Le donne facevano uso delle ampie conoscenze della propria cultura, dal raccogliere e preparare erbe medicinali alla recitazione degli “is brebus”, antiche preghiere della cultura popolare, conosciute solo dai guaritori, sussurrate con voce soffice. Le donne venivano richieste per aiuto in caso di “ogu pigau”, che rappresenta forze malvagie (malocchio o maledizione), ma anche per curare le malattie più comuni. Attualmente si stima che sull’isola operino ancora circa un migliaio di guaritori, noti soprattutto all’interno delle proprie comunità, che li riconoscono con rispetto.
La Sardegna, con la sua lussureggiante vegetazione mediterranea, offre molti tesori per la salute e la bellezza. Elementi rari possono essere trovati nelle foglie, nei fiori e nelle radici di alcune tipiche piante sarde come:
IL MIRTO – MIRTO: Il mirto è una pianta conosciuta e utilizzata fin dall’antichità, apprezzata non solo per i suoi fiori profumati, ma anche per il suo fusto e le foglie lucide e scure, permeate da un profumo speziato. Dal Medioevo, il mirto è stato utilizzato a scopo ornamentale, culinario, cosmetico e persino terapeutico. Il suo olio essenziale è balsamico e antisettico, mentre i tannini presenti hanno proprietà astringenti e antibatteriche. Il mirto in Sardegna è uno degli ingredienti utilizzati per preparare eccellenti tisane alle erbe, particolarmente indicate per le affezioni bronchiali. Le sue foglie e i fiori vengono utilizzati freschi o essiccati.
L’ELICRISO – ELICRISO: L’Elicriso, riconoscibile per i suoi fiori gialli a forma di “ombrellino”, è noto anche come eliscripto. Si utilizzano i suoi fiori gialli per preparare decotti, infusi e miele. L’Elicriso, con le sue proprietà antinfiammatorie, antiallergiche e balsamiche, è consigliato per le scottature solari e le gelate, ed è presente come componente in alcune creme. L’estratto idroalcolico viene utilizzato per trattare psoriasi ed eczemi, mentre decotti e infusi sono impiegati per il trattamento di molte patologie cutanee. Gli effetti positivi dell’uso contro i problemi cutanei sono stati registrati in Italia grazie al lavoro del medico Leonardo Santini (1904-1983), che ha osservato miglioramenti significativi nei pazienti affetti non solo da psoriasi, ma anche da artrite e artrosi. Decotti e infusi dei fiori di elicriso sono consigliati anche per alleviare la tosse e hanno effetti benefici anche su vene varicose e dolori reumatici.
IL TIMO – TIMO: Il timo è abbondante in Sardegna e esistono molte varietà, con la varietà chiamata “serpillo” considerata la migliore. L’infuso delle sue foglie è un ottimo tonico per la digestione. Decotti e infusioni di timo alleviano le affezioni del sistema respiratorio, in particolare la tosse. L’olio essenziale ha proprietà antisettiche e aiuta le articolazioni.
ROSMARINO: Il rosmarino è un arbusto sempreverde con un fusto legnoso e contorto, appartenente alla macchia mediterranea. Gli esemplari selvatici hanno una concentrazione significativamente più alta di sostanze attive e sono più ricchi di principi attivi rispetto alle piante innaffiate che diventano più rigogliose e appariscenti a scapito della qualità. Il nome deriva dal latino “Ros marinus” (rugiada del mare), forse perché è molto diffuso su alti crinali con vista sul mare. Nel sud della Sardegna è chiamato rosmarino o arrosumarinu. A nord è chiamato Romazzinu e ha dato il nome a una famosa baia sulla Costa Smeralda. Il rosmarino stimola e disintossica il fegato, migliorando così la digestione: in cucina viene utilizzato per arrostire la carne, rendendola più facilmente digeribile grazie alla stimolazione della produzione di bile. È popolare anche per altri usi: l’infuso delle foglie è consigliato per sciacquare la bocca, per mantenere i denti sani e bianchi, o per impacchi in caso di contusioni, per rafforzare i capelli grassi e fragili o come tonico e stimolante per la pressione sanguigna bassa. Il rosmarino rilassa anche i muscoli e aiuta con il dolore alle articolazioni; i suoi principi attivi sono parte di molti oli da bagno e oli da massaggio.
OPUNCIA, NOTA ANCHE COME IL FICO D’INDIA: Grazie alla sua capacità di resistere alle condizioni climatiche estreme (caldo e scarsità di acqua), l’opuncia ha sviluppato importanti proprietà nutritive. I frutti contengono calcio, ferro, fosforo e anche vitamine (B1, B2, PP, A, C), mentre i fiori sono ricchi di flavonoidi e hanno proprietà antiossidanti. Il cladode, ovvero la foglia succulenta, è ricco di fibra e il suo muco ha un effetto ipoglicemico. L’olio di fico d’India è ricco di vitamina E e acidi grassi essenziali. Tradizionalmente, è usato per trattare le cicatrici, ripristinando l’elasticità e il tono della pelle, nonché per rigenerare le cellule. Il nome “Fico d’India” può essere fuorviante, poiché in realtà la pianta è originaria del Messico. In Italia sono diffuse varietà bianche, rosse e gialle.
LENTISCO: Arbusto sempreverde con un profumo intenso di resina, tipico della macchia mediterranea e molto diffuso in Sardegna, dalla pianura alle aree montane. Dai frutti di lentisco si ottiene un olio molto aromatico, che in passato veniva utilizzato come olio commestibile in cucina quando era difficile reperire olio d’oliva. Era consuetudine friggere su di esso le frittelle di carnevale, le zeppole, alle quali conferiva un profumo particolare. Nel sud della Sardegna, il lentisco è chiamato Moddìzzi (Moddìtsi o anche Moddìcci, a seconda del dialetto della regione), mentre a nord è noto come Lestìcanu. In tempi antichi, i rametti più teneri venivano usati come deodoranti contro la sudorazione eccessiva e per i piedi sudati, direttamente tra le dita, nelle calze o sulla suola delle scarpe: la pelle diventava leggermente scura, ma il sudore veniva rallentato e si evitavano odori sgradevoli. Aggiungere un decotto delle foglie al bagno serviva anche a ridurre la sudorazione eccessiva di tutto il corpo. L’olio di lentisco ha proprietà curative e lenitive per le ulcere. I residui dei frutti schiacciati venivano utilizzati come impacchi, e i rametti fragili, schiacciati e mescolati con olio d’oliva, venivano usati come unguento per le ferite. In caso di orticaria e allergie cutanee, era consuetudine bollire le foglie insieme a quelle di mirto per impacchi decongestionanti. Attualmente si sa che l’olio è ricco di acidi grassi essenziali (acido oleico, linoleico e linolenico) e le sue proprietà vengono utilizzate per oli da bagno o oli da massaggio nutrienti che rendono la pelle più sana e più bella, nutrendola e profumandola allo stesso tempo.
LAVANDA SELVATICA: Altra erba che prospera in Sardegna è la lavanda. Come il rosmarino, cresce volentieri su terreni poveri, secchi e sciolti, meglio se acidi. È una pianta mellifera ed essenziale. Il suo nome nella parlata popolare del nord della Sardegna ricorda la funzione degli insetti che la visitano, infatti qui viene chiamata anche Abiòi (abi = ape), mentre nel sud è nota come Fror’e spiga (fiore di spiga) o aresti (lavanda selvatica). In alcune zone della Sardegna è consuetudine bere una tisana con i fiori contro la depressione e la stanchezza.