Le miniere abbandonate
La ricchezza minerale dell’isola è stata da sempre il principale motivo delle incursioni dei pirati e delle conquiste da parte delle nazioni del Mediterraneo. Fenici e Romani estraevano minerali preziosi nelle zone in cui, alcuni secoli dopo, durante la rivoluzione industriale, sarebbero sorti profondi pozzi minerari. L’epopea mineraria, che ha lasciato sull’isola alcune città, miniere, lavanderie e macchinari abbandonati, è stata riconosciuta come un patrimonio unico dall’UNESCO e successivamente integrata nel Parco Geominerario della Sardegna, che narra della prosperità economica, della prosperità e della gloria ottenute attraverso fatica, sofferenza e il sangue dei minatori.
La maggior parte dei villaggi minerari e delle miniere si trovano a sud-ovest dell’isola, nella regione storica del Sulcis. Il minerale principale estratto era la galena nella miniera di Monteponi vicino a Iglesias, con una minore presenza di minerale di zinco nelle miniere di Masua, Nebida e Malfidano, oltre al ferro e al rame. L’estrazione cominciò a svilupparsi nel corso del XIX secolo e alla sua fine subì una notevole accelerazione grazie all’invenzione della dinamite e alle nuove macchine minerarie, che trasformarono completamente il modo di lavorare e moltiplicarono la produzione. Un pioniere del suo tempo fu la Galleria Henry a Buggerru, dove un treno a vapore trasportava i minerali dalle miniere alle raffinerie e poi al porto, sostituendo i muli precedentemente utilizzati e accelerando notevolmente il processo. Dopo la Prima Guerra Mondiale fu aperta la singolare miniera di Porto Flavia a Masua, un tunnel lungo 600 metri scavato nella roccia costiera che consentiva il carico diretto dei minerali estratti sulle navi, accelerando notevolmente e riducendo i costi di distribuzione in tutta l’Europa.
Le moderne tecniche e attrezzature hanno permesso di superare parzialmente la crisi economica globale del 1929, anche se alcune miniere furono chiuse. La vera crisi arrivò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando nel 1943 la produzione fu quasi del tutto interrotta. Dopo la guerra, seguì un altro periodo prospero, con l’estrazione massiccia di carbone nelle zone di Iglesias e Carbonia e la crescita della produzione di zinco e piombo. L’attività mineraria sull’isola a metà del XX secolo era al suo apice in Italia e in tutta l’Europa. Nelle miniere lavoravano rappresentanti di diverse classi sociali ed educazioni, provenienti da tutte le parti del continente, e donne e bambini svolgevano lavori più leggeri. Furono costruiti interi villaggi con case, scuole e asili, centri sanitari, mense, chiese e luoghi per il tempo libero per le numerose famiglie. I direttori delle miniere e gli impiegati ai vertici abitavano ville grandiose. La diminuzione dei prezzi di mercato dei minerali negli anni ’60 del XX secolo portò tuttavia alla chiusura progressiva di alcune miniere e le perdite persistenti portarono alcuni anni dopo alla completa cessazione dell’attività.
Villaggi, miniere, raffinerie, ferrovie e macchinari industriali abbandonati costituiscono il già menzionato Parco Geominerario della Sardegna, un progetto unico che preserva e rende accessibili al pubblico le precedenti zone minerarie. Grazie a questo, le storie viventi di coloro che hanno sacrificato il loro lavoro nei pozzi rimangono vivide. Fu proprio questa attività che diede il via allo sciopero contro le condizioni disumane in cui i minatori erano costretti a lavorare. A Buggerru, nella Galleria Henry, è possibile apprendere i dettagli di questo sciopero, durante il quale l’esercito intervenne e richiese persino vittime umane.
La più grande città mineraria abbandonata di Montevecchio può essere esplorata attraverso quattro itinerari diversi, ammirando il palazzo direzionale, la torre del pozzo di estrazione, i dormitori dei lavoratori e la fucina. La visita a Porto Flavia a sud-ovest dell’isola si effettua a bordo di un treno elettrico, affascinati da viste uniche sul mare. Nell’entroterra, è possibile visitare il Museo del carbone nella ex miniera di Serbariu vicino a Carbonia, nella storica regione di Barbagia, scendere nelle profondità della miniera Funtana Raminosa vicino a Gadoni e nel territorio di Nuoro partecipare alle visite occasionali della miniera di Sos Enattos. A nord-ovest, nella provincia di Sassari, si trova Argentiera sulla costa, un ex villaggio minerario che conserva ancora alcuni abitanti fissi e ospita una mostra all’aperto OPEN Mar.