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I borghi persi

Come altrove nel mondo, anche in Sardegna esistono luoghi che sono rimasti abbandonati nonostante un passato di successo, e ora sono meta di curiosi attratti dal alone di mistero e dall’originale genius loci.

Forse il villaggio fantasma più conosciuto, colpito da una catastrofe naturale, è Gairo Vecchio, nell’est dell’isola. La posizione delle case sul pendio del Monte Trunconi fu sfortunata fin dall’inizio, e le antiche problematiche culminarono nel 1951, quando una pesante pioggia provocò un crollo significativo del terreno. Rimaneva pericoloso abitare lì, così gli abitanti locali costruirono la nuova città di Gairo Sant Elena sulla cima dello stesso monte, dove ora conducono una vita tranquilla. Nel villaggio abbandonato si può osservare come la natura riconquisti ciò che le appartiene. Le case semi-distrutte emanano una calma particolare e la vista sulla campagna è sorprendente. Lo stesso destino ha colpito anche il villaggio più piccolo di Osini, il cui centro è stato spostato più in basso nella valle a causa delle stesse piogge, e in giro per la zona è possibile visitare diversi edifici dell’antico Osini Vecchio.

Un capitolo a parte sono i villaggi minerari abbandonati, costruiti e abbandonati con la stessa rapidità. Quando si aprirono nuove rotte commerciali in Europa, numerosi giacimenti nella parte sud-occidentale della Sardegna cessarono di essere redditizi e ora sono solo vuoti. Si tratta dei villaggi di Asproni, Rosas, Ingurtosu, Montevecchio, Malacalzetta e a nord-ovest Argentiera. Oltre alle pesanti macchine, alle massicce lavanderie e alle fabbriche abbandonate, si possono ammirare anche i palazzi in stile liberty dei direttori, gli alloggi per i lavoratori e le chiese.

Due villaggi nella parte alta dell’isola, Rebeccu nella provincia di Sassari e Lollove nella provincia di Nuoro, furono colpiti da una presunta maledizione. La leggenda più nota riguarda Re Beccu, che aveva una figlia di nome Donoria, considerata una strega. Quando gli abitanti del villaggio bruciarono la sua casa, lei fuggì e lanciò una maledizione: “Rebeccu non avrà mai più di 30 case”. Anche se il luogo era un importante centro medievale al confine tra i giudicati di Arborea e Torres, oggi si possono osservare solo edifici abbandonati, sentieri in pietra e un cimitero sconsacrato. Il destino di Lollove, invece, sarebbe stato causato da francescani capricciosi, che avrebbero avuto relazioni intime con i pastori locali. Quando ciò si seppe nel convento, la madre superiora pronunciò: “Lollove, sarai come l’acqua nel mare, non crescerai né proverai mai a crescere!” E così fu, il villaggio non crebbe mai e ora regna solo il silenzio. Un’eccezione è rappresentata dall’evento autunnale del festival Autunno in Barbagia, quando i cortili locali si aprono ai turisti per mostrare il meglio e il più tradizionale della cultura isolana.

Un luogo suggestivo è anche il villaggio di Santa Chiara, costruito per la costruzione di una diga sul fiume Tirso e successivamente abbandonato. L’attrazione più interessante è la villa del direttore, che emerge dalla diga quando il livello dell’acqua scende.